Ecco il quadro dei consumi di gas naturale in Italia nel periodo autunno-inverno 2022-2023, confrontato con l’anno precedente. Ce lo propone ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), mettendo insieme dati SNAM e stime elaborate in proprio.
Consumi inferiori al 2021
Quello che salta agli occhi è un decremento complessivo del 23%, poco più di otto miliardi di metri cubi (o 8 Gmc).
Questa, in sostanza, è la quantità di gas che siamo riusciti a risparmiare. Quella che, unita al crollo – non all’azzeramento – delle forniture dalla Russia e alla differenziazione delle fonti di approvvigionamento, dovrebbe consentire all’Italia di guardare con una certa tranquillità alle ultime settimane invernali grazie al livello degli stoccaggi, indubbiamente molto elevato.
Immagazzinamento da record
E in effetti, oggi, il totale del gas immagazzinato nel nostro Paese è pari a 13,1 miliardi di metri cubi, contro i 10,8 della media 2016-2019 (+21,3%) e gli 11,5 del precedente picco storico (+13,9%).
Ma come siamo riusciti a risparmiare tanto? Cosa abbiamo fatto per tagliare i consumi di quasi un quarto?
Un metodo per capire come abbiamo fatto
Per capirlo, ci dice ISPI, dobbiamo scomporre il fabbisogno complessivo di gas in tre componenti: gas destinato agli usi industriali; gas impiegato per la generazione di elettricità; gas per i consumi delle reti di distribuzione (che nei mesi freddi riguardano principalmente il riscaldamento di abitazioni, uffici, imprese, attività commerciali, pubblica amministrazione e servizi).
Per i consumi delle reti, è utile capire quanta parte dei risparmi derivi dall’applicazione di pratiche virtuose da parte di famiglie, imprenditori o amministratori e quanta, invece, sia figlia delle temperature del periodo, molto superiori alle medie storiche. E anche qui, vale la pena aggiungere qualche dato.
Nelle settimane che vanno da ottobre 2022 a metà gennaio 2023, la temperatura media registrata in Italia si è attestata sui 12,6° centigradi. Negli stessi mesi del 2021 e del 2022, era stata di 10,9° C, quindi inferiore di 1,7° e del 15,6%.
Rispetto al 2020-2021, invece, l’incremento è stato di 2,6° e del 26%, visto che, all’epoca, la temperatura media del periodo fu di 10°.
Grazie a un modello che mette in relazione temperature esterne e consumi di gas, ISPI ha scorporato la componente climatica da quella delle pratiche virtuose messe in atto dagli utenti e ha scoperto che, a oggi, noi italiani dovremmo aver abbassato i termostati in media di quasi un grado: 0,9°, per l’esattezza.
Ne deriverebbe, rispetto agli anni precedenti, un taglio del fabbisogno del 15-20%, pari, in termini assoluti, a 1,1 Gmc.
Il valore di questa pratica virtuosa rappresenta il 13% degli 8,2 Gmc risparmiati dagli italiani e ci consente, per sottrazione, di quantificare quelli delle altre componenti.
Gli usi industriali hanno ridotto la propria domanda di 1,3 miliardi di metri cubi, il 16% del totale.
I processi di generazione dell’energia elettrica lo hanno fatto per 2,7 Gmc, ovvero per il 33% del risparmio complessivo.
Le temperature miti, infine, hanno permesso che il Sistema Italia risparmiasse 3,1 miliardi di metri cubi, pari al 38% del totale.
Il merito è del clima
In sintesi, nell’autunno-inverno 2022-2023 il clima ha fatto la differenza: quasi 4 metri cubi di gas ogni 10 risparmiati sono dipesi dai suoi effetti. Se fosse stato più rigido, la domanda nazionale di gas non sarebbe scesa di oltre 3 Gmc su 8. E gli stoccaggi sarebbero forse ai minimi, non ai massimi di sempre. E, probabilmente, sarebbe molto più serio un quadro generale che oggi, invece, richiede soltanto di mantenere alta l’attenzione.
Che non è poca cosa.
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