Negli ultimi mesi abbiamo imparato che il prezzo del gas naturale influisce su quello dell’energia elettrica. Ma perché? Un primo motivo è abbastanza intuitivo: il gas è una materia prima molto usata per produrre elettricità, soprattutto in Italia. Meno chiaro è il motivo per cui il prezzo del gas incide anche sull’energia prodotta dalle altre fonti, comprese quelle rinnovabili. E qui entrano in gioco il concetto di ordine di merito e i meccanismi di pay as clear o di decoupling.
Ordine di merito: come funziona
Il mercato energetico europeo funziona secondo il cosiddetto ordine di merito fra le fonti di energia. Significa che nelle operazioni di vendita viene data priorità all’energia prodotta con i costi marginali più bassi. In altre parole, viene venduta prima l’energia che costa meno produrre a fronte di un aumento della domanda.
Sole e vento sono materie prime gratuite, per cui, se disponibile, l’elettricità prodotta utilizzandole è sempre la prima scelta. Solo dopo si passa all’idroelettrico, al nucleare (che l’Italia acquista all’estero) e ai combustibili fossili, ovvero, in ordine crescente, al carbone, al gas e all’olio combustibile.
Il meccanismo del pay as clear
Detto questo, va precisato che, per le norme europee, il prezzo dell’energia venduta dai produttori in una certa area geografica (per esempio in Italia) non dipende dalla fonte usata per ottenerla, ma dall’ultima centrale utilizzata, seguendo l’ordine di merito, per rispondere al fabbisogno di energia. In Europa, quella centrale è sempre – o quasi – una centrale a gas. Di conseguenza, il prezzo dell’elettricità coincide con quello dell’energia prodotta tramite gas.
Questo meccanismo si chiama pay as clear, risale alla fine del secolo scorso e rispondeva soprattutto a tre obiettivi.
- Trasparenza dei costi
- Limitazione delle speculazioni, perché si temeva che lasciare ai produttori un’eccessiva libertà nel fissare i prezzi dell’energia ne portasse con sé il forte aumento.
- Sviluppo delle fonti rinnovabili, perché sarebbe stata sostanzialmente garantita la vendita di tutta l’energia verde disponibile e i suoi produttori avrebbero aumentato i propri margini di guadagno, ammortizzando anche gli investimenti iniziali, più elevati di quelli necessari per le tradizionali centrali termoelettriche.
Dal pay as clear al decoupling?
Da diversi mesi a questa parte, il pay as clear non è più vantaggioso per grossisti e clienti finali. La crescita vertiginosa del prezzo del gas ha infatti fatto impennare quello dell’elettricità, peraltro senza cambiamenti significativi nelle oscillazioni dei costi di produzione.
Gli effetti del cambiamento climatico e, soprattutto, la siccità hanno acuito il problema. Perché è crollata la produzione di energia idroelettrica, di quella nucleare – che usa acqua per raffreddare gli impianti – e di quella che arriva dal carbone – tradizionalmente trasportato lungo fiumi e canali. Per tutte queste ragioni, si è tornato, da qualche tempo, a parlare con insistenza di disaccoppiamento, o decoupling.
Si tratterebbe, in estrema sintesi, di dare vita a mercati energetici distinti a seconda della fonte usata per produrre elettricità. Nell’eventualità che questa ipotesi si concretizzi, appare scontato che debba prevedere una nuova modalità di sostegno alla produzione di energia verde. Oggi, infatti, chi produce da fonti rinnovabili beneficia di maggiori guadagni grazie al meccanismo previsto dal pay as clear. Domani, in un mercato disaccoppiato, potrebbe trarre giovamento dalla possibilità di proporre a grossisti e clienti finali contratti di fornitura a prezzi più bassi.