Simone, ti sei appena aggiudicato il Campionato Italiano Velocità Montagna. Oltre ad essere l’ultimo di una lunga serie, questo successo ha qualche significato particolare?
Decisamente sì, perché in questa stagione ho anche sviluppato l’importante progetto Lamborghini Urus: ho testato il SUV sullo stesso tracciato della Pikes Peak, stabilendo il record di categoria. Il titolo italiano, invece, è stato conseguito con il record di vittorie assolute ed è stato speciale anche per il ritorno dei tifosi, nella prima vera stagione post Covid.
Rispetto al passato, quest’anno hai avuto poche opportunità di confrontarti con Christian Merli, tuo tradizionale rivale. E’ una sfida che ti è mancata?
Sicuramente, non ho problemi ad ammetterlo. Le sfide con lui sono sempre stimolanti, ma quest’anno, per ragioni diverse, abbiamo scelto programmi differenti e ci siamo incontrati raramente.
Nel 2022, dopo anni di gare e vittorie, hai deciso di non partecipare al Campionato Europeo. Come mai?
Si tratta di una presa di posizione nei confronti della Federazione Internazionale dell’Automobile, perché non mi trovo d’accordo con alcuni articoli del regolamento.
Stai riflettendo sull’ipotesi di tornare a gareggiare in Europa, nel 2023?
Ci sto riflettendo, ma devono cambiare alcune cose.
Hai iniziato a testare in gara una nuova auto. Sensazioni e prospettive?
Buone sensazioni e buone prospettive. Sono vetture molto prestazionali, divertenti e agili. Credo sarà interessante anche metterle a disposizione degli altri piloti della squadra.
Dietro a successi come i tuoi deve esserci anche un team di persone speciali. Un pensiero per loro?
Sono molto grato ai miei genitori, che lavorano per il team. Ai meccanici e ai tecnici, che mi seguono non solo per lavoro, ma per la grande passione che hanno e l’amicizia che ci lega. Ai colleghi piloti, per il costante scambio di opinioni di guida. Infine, grazie alla mia famiglia, che mi segue e mi sostiene, sia moralmente che lavorando dietro le quinte.