Febbraio 1965, autodromo di Monza, rettilineo.
Lui è Livio Bolis, pioniere del karting italiano e pilota capace di 150 vittorie in carriera.
Se ne sta lì, sdraiato a pancia in giù, a 5 centimetri dall’asfalto.
Sotto di lui, uno strano kart costruito per l’occasione.
È equipaggiato con un motore da 100 cc a valvola rotante, due cloche per la guida e dei fermi, come quelli dei ciclisti dell’epoca, che assicurano i piedi del pilota ai pedali dell’acceleratore e del freno.
E ha un rapporto lunghissimo, che rende impraticabile il classico avviamento a spinta.
Per questo, dietro, c’è Angelo Cochi, seduto su un tradizionale kart 125 a marce.
Al via, spinge il mezzo speciale fino a metterlo in moto ed a lanciare Livio verso il suo sogno di velocità.
La pista viene percorsa in senso antiorario, per sfruttare al massimo il curvone prima del rettilineo, allora senza varianti.
Qualche giro per prendere confidenza col kart, l’accelerazione graduale e, infine, i 214,286 km/h, il record!
E poi?
Poi soltanto una cena, per festeggiare, fra amici, un traguardo che, ancora oggi, nessuno alla guida di un kart da 100 cc ha saputo raggiungere.