Nel 2022, per la prima volta, l’elettricità prodotta nell’Unione Europea grazie al vento e al sole è stata più di quella generata utilizzando il gas.
Lo dice il rapporto di Dave Jones pubblicato a fine gennaio da EMBER, think tank del Regno Unito che si occupa di energia e che, in particolare, usa i dati per orientare il passaggio dalle fonti fossili a quelle pulite.
Jones riscontra una vera e propria accelerazione della transizione verso le fonti rinnovabili nei processi di generazione elettrica. E prefigura un futuro “massiccio aumento dell’energia pulita”, ora che “la rapida riduzione della domanda di gas” e “la graduale eliminazione del carbone” sono obiettivi concreti.
Il sorpasso di eolico e solare
Partiamo da qualche cifra. Lo scorso anno, eolico e solare hanno generato il 22% dell’elettricità usata all’interno della UE.
È un volume pari a oltre un quinto del totale, maggiore sia di quello del gas (20%) che di quello del carbone (16%), peraltro già superato nel 2019.
All’origine del sorpasso ci sono tre fenomeni ben noti: il calo della produzione idroelettrica causato dalla siccità; il parziale, e in parte imprevisto, stop della produzione nucleare francese; il crollo delle forniture di gas dalla Russia.
Da qui scaturisce il saldo negativo di 185TWh fra domanda e offerta. Detto in altri termini, è accaduto che il fabbisogno di elettricità nell’Unione Europea poteva essere soddisfatto solo per il 93% del totale. La quota mancante, il 7%, è stata coperta soprattutto dalla crescita della produzione eolica e fotovoltaica e dalla riduzione dei consumi. Solo un sesto del gap complessivo è stato colmato grazie all’aumento del 3% della generazione di energia da fonti fossili.
Il calo dei consumi
Per ciò che riguarda i consumi, EMBER descrive una rapida discesa già nei primi mesi del 2022 e un calo del 7,9% nel quarto trimestre se comparato allo stesso periodo dell’anno precedente. Le cause sono le temperature più alte, l’impennata dei prezzi dell’energia, i comportamenti virtuosi dei consumatori e i passi avanti compiuti nel campo dell’efficientamento energetico.
Produzione: carbone +1,5%, ma “poteva andare peggio”
Quanto alla produzione, va segnalato principalmente l’aumento del fotovoltaico, cresciuto di 39 TWh (+24%) grazie ai 41 GW installati, il 47% in più rispetto ai nuovi impianti del 2021.
Fra le fonti fossili, invece, è stato dominante il carbone. Meno caro del gas, è cresciuto di 28 TWh (+7%) rispetto al 2021, portando con sé un incremento del 3,9% delle emissioni nocive da parte del settore energetico. Si tratta di ben 26 milioni di tonnellate di CO2, ma secondo EMBER “poteva andare molto peggio”.
Infatti, se nel 2022 l’elettricità prodotta dal carbone è arrivata al 16% del totale (+1,5%), è comunque rimasta nettamente sotto i livelli del 2018 e praticamente sugli stessi del 2019, mentre l’aumento dello scorso anno ha contribuito soltanto per lo 0,3% alla produzione globale di carbone.
Se è vero, poi, che l’emergenza ha portato alla riaccensione di ventisei centrali a carbone, è altrettanto vero che quegli impianti hanno funzionato nel quarto trimestre del 2022 con un utilizzo medio di appena il 18% e che nove di essi non hanno generato energia elettrica.
Va considerato, infine, che nonostante nel 2022 l’Unione Europea abbia importato 22 milioni di tonnellate di carbone in più, ne ha utilizzato solo un terzo.
Previsioni 2023
Per il 2023, il rapporto EMBER prevede la normalizzazione dei bacini e della produzione idroelettrica, il ritorno del nucleare grazie alla riattivazione degli impianti francesi, un’ulteriore accelerazione di eolico e fotovoltaico (+20%) e una probabile prosecuzione del trend discendente della domanda di elettricità. Tutto questo dovrebbe determinare una riduzione del 20% della generazione di energia da fonti fossili e in particolare di quella da gas naturale, influenzata ancora dai costi eccessivi.
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